Se hai letto anche solo qualche nozione di programmazione per siti web, ti sarai sicuramente imbattuto nella sigla W3C, affiancata magari a concetti come il rispetto dei suoi standard. Ma che cos’è, precisamente?
La sigla sta per World Wide Web Consortium e si tratta di un’organizzazione non governativa di carattere internazionale, ossia che ha campo d’azione in tutto il mondo. Lo scopo di fondo di questa organizzazione è lo sviluppo del pieno potenziale del web, sia sul profilo teorico nella programmazione a livello tecnico delle sue componenti come siti, browser e protocolli di comunicazione, sia sul piano della salvaguardia di concetti essenziali come la libertà del web stesso, e i principi del diritto di espressione pubblica di ogni essere umano.
Il W3C è dunque un organo che svolge il suo lavoro a prescindere da ideologie politiche e sociali delle varie zone del mondo, divenendo così non solo l’elemento capace di unificare una volta tanto i popoli verso uno scopo comunitario più alto, ma anche di amministrare alla radice l’infinito potenziale di internet fornendo delle regole comuni a cui rifarsi. In questo modo il web non rischia di diventare una Babele di linguaggi di programmazione diversificati per ogni stato, nazione o regione del pianeta, semplificando notevolmente lo scambio di informazioni e le possibilità di lavorare ovunque alla creazione di contenuti, tutti alle stesse condizioni e funzioni.
Volendo vale un esempio fantasioso, è un po’ come se a fronte della scoperta di un nuovo pianeta abitabile, tutte le nazioni del mondo decidessero di fare uno sforzo comune per adottare una lingua e leggi identiche per tutti i futuri coloni: un esempio positivo e sicuramente indispensabile di globalizzazione e collaborazione reciproca.
Questi accordi internazionali, garantiti e veicolati dagli esperti super partes che costituiscono il W3C, sono infatti essenziali nel regolare una materia potenzialmente complessa e articolata come il web nei suoi tecnicismi lato software. Un oceano di siti e connessioni fra loro e gli utenti, che conta un numero più elevato degli abitanti stessi del nostro pianeta! Numero destinato a continuare ad accrescersi ed evolversi nel corso del tempo, sulla scia del costante boom informatico delle varie società del mondo.
Il motto dell’associazione rende decisamente giustizia allo scopo fondamentale della stessa: “Leading the Web to Its Full Potential”, che tradotto in italiano significa “guidare il Web fino al massimo del suo potenziale”.
Il W3C nacque effettivamente nell’Ottobre del 1994, fondato da Timothy John Berners-Lee presso il celebre MIT (Massachusetts Institute of Technology) in collaborazione con l’altrettanto prestigioso istituto CERN, da cui l’uomo proveniva. Tim Berners-Lee ad oggi è riconosciuto ancora con l’importante titolo di “padre” del web, in quanto insieme a Robert Cailliau è stato il co-inventore effettivo del World Wide Web. Chi meglio di lui poteva dunque pianificare un sistema di gestione responsabile e accurato di questa sua gigantesca creatura?
L’Europa si unì come membro del progetto solo nell’Aprile del 1995, tramite l’INRIA, l’Istituto Nazionale di Ricerca Informatica ed Automatica. L’Asia vi approdò invece grazie all’Università Keio di Tokyo, nel 1996.
Probabilmente ti starai domandando, a livello pratico cosa fa il W3C? E come fa a garantire standard funzionali per tutti. Perché tutti lo rispettano? Come accennato nel primo paragrafo, uno dei concetti più spesso associati al W3C sono i cosiddetti standard, dei protocolli prestabiliti. Il W3C infatti detta letteralmente tali standard, delle regole in continua evoluzione e aggiornamento, che tutti i programmatori o chiunque lavori strettamente a contatto con lo sviluppo del Web deve rispettare.
Il rispetto di tali regole, sebbene richieda un discreto sforzo di studio e aggiornamento costante da parte dei programmatori, garantisce loro ordine ed un codice univoco con cui comporre i propri siti e renderli universalmente leggibili. In sostanza sono standard di indiscussa utilità, studiati con attenzione per favorire la semplificazione del lavoro di molti, e questo è anche il motivo per cui vengono rispettati praticamente ovunque.
Vuoi qualche esempio pratico per capire meglio? Questi standard tecnici possono essere letteralmente le regole di programmazione di protocolli di comunicazione e linguaggi di markup. I linguaggi di markup sono quell’insieme complesso di codici che i programmatori e gli sviluppatori studiano per poter comporre letteralmente siti web ed app. Avrai sicuramente sentito parlare di linguaggi di markup come il celeberrimo HTML, o se hai frequentato dei forum in passato uno dei linguaggi definiti “leggeri” come il BBCode. Se invece hai provato tu stesso a scrivere e magari lavorare alla grafica di un sito, conoscerai il CSS, popolare linguaggio per gestire la formattazione grafica di testi e documenti dei siti che sarebbero altrimenti un mucchio di contenuti sistemati in maniera rigida ed esteticamente poco gradevole. Tutti questi e decine di altri ben più complicati linguaggi, vengono definiti o controllati alla base proprio dal W3C, con regole e aggiornamenti continui atti a migliorarne le formule e le funzioni.
Un esempio molto semplice? Se all’interno di un documento di testo sul web trovi una frase in grassetto, molto probabilmente a livello di codice tale frase è contrassegnata dal tag “strong”. I tag sono quelle piccole componenti da inserire nel codice sorgente in fase di creazione di un sito web, che determinano attributi particolari degli elementi, come appunto lo stile tipografico di una porzione di testo. Il tag strong è relativamente giovane, in passato infatti per creare il grassetto in un testo si usava semplicemente il tag “b”, sigla molto riduttiva della parola bold, ossia grassetto in inglese.
Con “strong” invece, una parola intera che sempre in inglese significa forte, robusto, diventa immediatamente più intuitivo a livello di programmazione ricordarsi la funzione di questo tag. Tale esempio è solo una piccola goccia nel mare di continue semplificazioni e aggiornamenti validati dal W3C, per cercare di rendere i linguaggi di markup più memorizzabili e facili da leggere per la componente umana ossia che andrà a creare il web: gli sviluppatori e chiunque debba fare manutenzione fra codici e siti in seguito.
Le vecchie regole o ad esempio i tag divenuti obsoleti vengono detti “deprecati”, funzionano ancora insomma ma sono sconsigliati e nel giro di qualche anno non avranno più la stessa funzione di un tempo.
Oltre al corposo e importantissimo scopo di migliorare la creazione dei contenuti web per facilitare il lavoro degli sviluppatori, il W3C agisce anche sul piano del garantire la corretta fruibilità a livello mondiale, massimizzando la compatibilità dei codici per ottenere siti migliori per svariati utenti. Nell’oceano di persone che naviga su internet ogni giorno, esistono anche altre varianti che le rendono diverse a prescindere dal fatto che visualizzino un sito da smartphone o pc più o meno moderni: la presenza di deficit fisici e non solo.
Non sono pochi infatti gli utenti affetti da handicap di varia natura, basti pensare anche solo ai più lampanti come la cecità totale o parziale e problemi relativi, che rischiano di compromettere l’accesso e la visualizzazione delle informazioni presenti in rete.
Il W3C si occupa anche di regolare coscienziosamente questi aspetti, studiando a monte sistemi che si interfaccino correttamente con supporti come lettori virtuali di testo, e simili. Questo sempre grazie alle regole standard circa i contenuti alternativi per gli utenti ciechi o ipovedenti, ed una serie di raccomandazioni nella realizzazione grafica e strutturale del sito.
Ma da chi è composto il W3C? E com’è gestito? La struttura interna ha una gerarchia abbastanza semplice, con a capo un gruppo di persone definite Advisory Committee, composto da un membro per ognuna delle società iscritte al W3C, per garantire un funzionamento equo e che tenga in considerazione più voci possibili.
A seguire vi sono poi i membri effettivi del W3C Team, l’Advisory Board gruppo di soli 9 membri nel ruolo di consiglieri e risolutori di eventuali problematiche legali ed un presidente definito Chairman che si occupa di amministrare il funzionamento dell’intero gruppo.
A comporre il W3C concorrono circa 467 membri, non si tratta di rappresentanti scelti su scala geografica ma di competenze e rilevanza nei vari campi d’influenza del web e le sue componenti. Non deve stupirti il fatto che ne facciano parte dunque rappresentati di grosse aziende informatiche come Adobe, Apple, Google, Microsoft, Oracle, Siemens o Sony, per citarne alcune.
Chi meglio di chi produce prodotti per i fruitori del web, dando lavoro ad un elevato numero di esperti e tecnici del settore può aiutare a trovare gli standard migliori sul piano dello sviluppo tecnico? Sono inclusi anche rappresentanti di grosse compagnie telefoniche, economiche ma strettamente legate alla sicurezza e l’utilizzo del web, organizzazioni non-profit e ovviamente eminenti membri di università e centri di ricerca. Questo enorme insieme di persone prende spesso il titolo de “il Consorzio”.
Sebbene il W3C ponga degli standard, il suo ruolo e funzionamento lo pone più nella posizione di un organismo che “suggerisce” delle regole, che effettua in sostanza delle raccomandazioni. Non esistono dunque delle sanzioni o leggi che impediscano di discostarsi dagli standard del W3C.
Tali raccomandazioni vengono studiate e poste con un meccanismo semplice ma efficace, che funziona in più stadi: a partire dalla bozza fino a varie revisioni, e infine una decisione finale che potrà essere sempre revisionata o annullata in futuro. Questa grande flessibilità offre al contempo la stabilità di una serie di “norme” capaci di rispondere correttamente alle esigenze dei webmaster e gli sviluppatori in generale.
Sono inoltre numerosi gli strumenti gratuiti e i progetti open-source che vengono accolti e messi a disposizione dal Consorzio. Un esempio utile a chiunque decida di fare della programmazione il proprio mestiere è quello dei cosiddetti strumenti di validazione, come ad esempio Jigsaw. Si tratta di pagine web in cui è possibile inserire il link di un sito e ottenere una rapida analisi e validazione del codice sorgente che compone il sito. Questo strumento fornisce un feedback immediato per il controllo di eventuali errori, inesattezze e consigli approfonditi su eventuali correzioni da apportare.
Il W3C è in conclusione un’opera di collaborazione mastodontica su scala mondiale, che vaglia con attenzione lo sviluppo del web e tutto ciò che può contribuire ad incrementarlo, nonché dunque la sua libertà e diffusione. Dotato di una sede centrale a Cambridge negli Stati Uniti, Fujisawa e Kanagawa in Giappone, Sophia-Antipolis e Biot in Francia, Pechino per la Cina, in poco meno di 25 anni ha discusso, definito e ufficializzato oltre 50 standard industriali di grandissima portata, a partire dalla creazione web sino a formati grafici, protocolli di comunicazione, controlli dei contenuti e tanto altro ancora.